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Ricchi di proteine e privi di glutine, i lupini sono legumi di antica origine dalle numerose proprietà, oggi poco valorizzati nonostante una recente riscoperta.
Noti sin dall’antichità nell’area mediterranea e del Medio Oriente, per i Greci avevano funzioni propiziatorie, gli Egiziani erano soliti porli perfino nelle tombe dei Faraoni, mentre anche i Romani li coltivavano e consumavano in gran quantità, spesso al posto delle carne, sfruttando il loro alto valore energetico e proteico.
A queste piante erbacee annuali, diffuse in aree a clima caldo-temperato, appartengono un gran numero di specie (dalle 100 alle 300), ascritte alla famiglia delle Papilionacee. In Italia quelle coltivate sono tre: lupino bianco (Lupinus albus), lupino giallo (Lupinus luteus) e lupino blu o azzurro (Lupinus angustifolius). La più interessante e adatta alle nostre condizioni climatiche e morfologiche è sicuramente la prima, che si presenta come una pianta annuale eretta (altezza fino a 1,5 metri), poco ramificata e pubescente, con radice robusta e fittonante, foglie alterne palmato-composte (alla sommità del lungo picciolo si trovano 5-10 foglioline ovato-lanceolate, spesso vellutate sulla pagina inferiore e glabre su quella superiore), e infine grandi fiori bianchi, vistosi ed eleganti, in infiorescenze terminali racemose. Dopo la fecondazione si formano lunghi legumi eretti, schiacciati e contenenti numerosi semi (bianchi, lenticolari e con diametro fino a 15 millimetri), che prima di esser destinati all’alimentazione umana devono esser lavati a lungo in modo accurato e quindi bolliti, al fine di eliminare gli alcaloidi tossici e amari.
Avvicendamento ideale per i cereali autunno-vernini, il lupino è una coltura miglioratrice apprezzata per la sua capacità di migliorare la fertilità del terreno e ridurre la presenza di infestanti. Un fattore che limita la sua diffusione è la sensibilità al calcare, perché questa leguminosa da granella predilige terreni sub-acidi o a pH neutro (ottimi quelli di origine vulcanica diffusi dal Lazio alla Campania), sciolti e ben drenati. In generale, i lupini temono il ristagno e l’asfissia radicale e si avvantaggiano di lavorazioni profonde, richiedendo un’aratura delle stoppie a media profondità ed erpicature per la preparazione del terreno. In Italia il lupino bianco si semina nei mesi di ottobre-novembre (100-120 chili di seme a ettaro in file distanti 30-45 cm) e si raccoglie una volta giunto a maturazione, a fine giugno-inizio luglio (produzioni medie di 2,5-3,5 tonnellate ad ettaro). Non particolarmente esigente in materia di fertilizzanti (la concimazione ordinaria è quella fosfatica), è poco competitivo nei riguardi delle infestanti visto il lento accrescimento invernale, richiedendo un controllo in pre-emergenza. I suoi principali nemici sono alcuni virus e i marciumi radicali, favoriti dal terreno asfittico.
Impiegati anche come piante foraggere, da sovescio o ornamentali, in Italia i lupini sono oggi coltivati prevalentemente in Lazio, Campania, Puglia e Calabria, pur non avendo più l’importanza di una volta, quando avevano trovato spazio in ordinamenti colturali poveri, considerata la loro adattabilità ai terreni aridi e ai climi sfavorevoli. Il progressivo spopolamento delle aree svantaggiate ha comportato la crisi di questa coltura, che oggi tende ad esser rivalutata alla luce delle sue notevoli proprietà nutritive e terapeutiche, confermate dai più recenti studi scientifici. Nuove prospettive di una più ampia diffusione potrebbero sorgere dalla selezione di varietà “dolci”, a basso contenuto di alcaloidi. Intanto si registra anche un maggior interesse da parte dell’Unione europea, che sta finanziando ricerche scientifiche e ha messo in atto un regime di aiuti, volti a far tornare in auge questo antico legume “povero”, che oggi pare quanto mai prezioso.
Per quanto riguarda i valori nutrizionali, 100 grammi di prodotto secco corrispondono a 371 Kcal e contengono ben 39 grammi di proteine, 46,8 di carboidrati, 15,5 di fibre, 10,7 di acqua e 4,3 di grassi (Fonte SlowFood). Se per l’alto valore proteico ed energetico i lupini si sono imposti all’attenzione generale col meritato titolo di “carne dei vegetariani”, è anche vero che oggi sono sempre più considerati per le loro proprietà nutraceutiche, poiché privi di glutine e quindi adatti anche alla dieta dei celiaci.
Ad alto contenuto di vitamine (A, B1, B6, B9, B12, C, D), sali minerali (calcio, fosforo, magnesio, potassio, zinco ecc.) e aminoacidi essenziali (in particolare la lisina), questi legumi possiedono altre numerose proprietà benefiche per il nostro organismo. Una dieta ricca di lupini contribuisce infatti a ridurre i livelli di colesterolo “cattivo” (Ldl) nel sangue, favorire il senso di sazietà (la loro ricchezza in fibre e il modesto apporto calorico li rendono particolarmente adatti per coloro che vogliono dimagrire), migliorare la digestione, il transito intestinale e l’assimilazione dei nutrienti (sono ottimi in caso di stipsi), prevenire l’ipertensione e le patologie cardiovascolari, grazie alla loro capacità di rafforzare i vasi sanguigni e quindi di evitare la formazione di placche aterosclerotiche, nonché mantenere in salute i muscoli e l’apparato osteo-articolare. Come rilevato da recenti studi scientifici, i lupini sono consigliati per la dieta dei diabetici, poiché contengono in buona quantità una proteina vegetale, la conglutina gamma, che “mima” l’insulina e contribuisce a limitare l’accumulo di glucosio nel sangue, abbassando così l’indice glicemico.
Ancora molto popolari nelle tradizionali sagre e feste di paese dell’Italia meridionale, dove vengono consumati come snack, questi legumi sono impiegati anche per la produzione di pasta, farina, arrosti vegetali, caffè e perfino gelati. Ottimi per la preparazione di gustose minestre e zuppe, sono serviti tostati anche da vari chioschi e bar per gli aperitivi. L’Expo di Milano del 2015 è stato un’occasione per apprezzare l’estrema versatilità dei lupini come ingredienti per svariate preparazioni, con numerose aziende italiane e straniere impegnate a riportare l’attenzione del grande pubblico su questo prezioso alimento per ora piuttosto trascurato dalla grande distribuzione. Futuri scenari di sviluppo potrebbero delinearsi grazie alle nuove acquisizioni scientifiche, su tutte il sequenziamento del genoma, che mira a migliorare ulteriormente il seme. Al di là dell’uso alimentare i lupini sono impiegati anche in fitoterapia: se l’antica medicina popolare li utilizzava per combattere gli eczemi e la scabbia, ancora oggi si ricorre alla farina ottenuta dalla macinazione dei semi per trattare numerose malattie della pelle e come rimedio antidiabetico e vermifugo.
Le maggiori coltivazioni di lupini si trovano oggi in Australia e Cile, mentre in Europa primeggiano Germania e Polonia, due Paesi del Vecchio Continente che insieme alla Francia hanno investito a livello industriale su questo alimento, non incline alla modificazione genetica a differenza della soia. Tra i prodotti tradizionali delle regioni italiane segnaliamo il lupino dolce di Grosseto, che si distingue per la forma tondeggiante, il colore giallo, la buona consistenza e il sapore dolciastro, nonché il gigante di Vairano (provincia di Caserta), che spicca per i suoi semi bianchi e lenticolari, di grandi dimensioni. In commercio i lupini si trovano prevalentemente cotti, conservati sottovuoto e già pronti al consumo, mentre quelli secchi, meno venduti, necessitano di un lungo tempo di ammollo prima della cottura. Nei negozi di alimenti naturali e biologici, oltre che in alcuni supermercati, sono disponibili anche varie preparazioni a base di questo ingrediente, come ad esempio i burger vegetali.
Se non li avete ancora provati, vi proponiamo una ricetta consigliata da Slow Food, il minestrone di riso e lupini. Ecco come prepararla.
Ingredienti per sei persone: due etti di riso, due etti di lupini secchi, foglie di verza, un mazzetto di bietole, porro, una costa di sedano, due carote, due zucchine, un etto di fagiolini, due patate, un ciuffetto di basilico, due mestoli di passata di pomodori, mezzo litro di brodo vegetale, olio extravergine di oliva, sale grosso e fino, pepe nero.
Fate macerare i lupini in acqua corrente, quindi metteteli in una pentola con un litro d’acqua fredda. Fateli bollire per due ore e a cottura quasi ultimata aggiungete il sale grosso. In un tegame rosolate il porro finemente affettato, unite le verdure tagliate a piccoli pezzi e la passata di pomodoro. Dopo una mezzora aggiungete i lupini e il riso: non appena quest’ultimo sarà al dente, aggiustate di sale, spegnete il fuoco e lasciate riposare. Servite il minestrone tiepido o freddo, dopo averlo insaporito con olio crudo e pepe.
Il futuro di questo antico legume sano e nutriente è ora in mano alla scienza.
Si parla spesso della dieta vegan. In televisione si invitano personaggi per parlare di questo argomento, spesso allo scopo di screditare un approccio su base vegetale.
Non è sicuramente interesse dell’industria alimentare, promuovere una maggiore consapevolezza in ambito alimentare. Se cominciassimo a leggere gli ingredienti, finiremmo per lasciare i prodotti sui banchi del supermercato e per farci amici i contadini acquistando direttamente da loro. Questo porterebbe ad un calo di profitto dell’industria…anche farmaceutica.
Torniamo alla dieta vegan. E’ una dieta sana? Innanzitutto, possiamo osservare che una delle raccomandazioni del WCRF (Fondo Mondiale per la ricerca sul Cancro) e del Codice Europeo Contro il Cancro, ci suggerisce di basare la nostra alimentazione prevalentemente su cibi di provenienza vegetale.
“Ci sono ricerche che dimostrano i benefici di una dieta ricca di vegetali, oltre ai danni derivati da un consumo eccessivo di proteine di origine animale” (fonte AIRC).
“Nel mese di agosto del 2009 la rivista American Journal of Clinical Nutrition ha pubblicato alcune conclusioni del progetto EPIC (European Prospective Investigation into Cancer and Nutrition), un grande studio epidemiologico sul rapporto tra dieta, fattori ambientali e stili di vita, con l’incidenza di cancro e di altre malattie croniche. I vegetariani vedrebbero ridursi del 12 per cento il rischio di ammalarsi di tumore in generale, ma nel caso delle leucemie, del cancro dello stomaco e della vescica si notano riduzioni che arrivano addirittura al 45 per cento. Il notevole numero di soggetti esaminati (oltre 60.000) dà notevole peso ai dati ottenuti.
Un aumentato apporto di fibre (tipico di chi si nutre con abbondanti quantità di vegetali) è un fattore protettivo sia nei confronti del cancro del colon sia di quello del seno (specie prima della menopausa, ma in parte anche dopo l’arresto del ciclo ormonale), come dimostra anche un recentissimo studio condotto dai National Institutes of Health statunitensi.
A complicare ulteriormente le valutazioni sui rapporti tra dieta e cancro, ci sono gli studi su popolazioni strettamente vegetariane che mostrano come il rischio di ammalarsi di cancro diminuisca, a seconda delle ricerche effettuate, dal 10 al 25 per cento. L’ultima, in ordine di tempo, è stata condotta dagli epidemiologi dell’Università di Oxford sui vegetariani britannici.”
Insomma, alimentarsi prevalentemente da fonti vegetali avrebbe tanti vantaggi. Ciò che è importante è che questa alimentazione sia effettivamente bilanciata e sana. Abbiamo visto che si può essere vegani anche mangiando patatine fritte, zucchero, burger di soia (quelli che troviamo al supermercato spesso utilizzano soia OGM e contengono ingredienti non propriamente salutari). Ciò che è importante, come ci suggerisce lo stesso WCRF è che la nostra alimentazione sia costituita prevalentemente da cereali integrali, verdure (non le patate), un po’ di legumi e frutta. Evitando lo zucchero (in particolare le bevande zuccherate) ed i cibi ad alta densità calorica (e questi potrebbero anche essere etichettati con il marchio vegan, come sta facendo oggi l’industria alimentare per adeguarsi alle nuove richieste “vegetali”). Integriamo la nostra alimentazione con alghe, semi oleaginosi, condimenti rinforzanti come come gomasio, miso, verdure fermentate.
Evitiamo i cibi industriali, anche se biologici. Leggiamo sempre le etichette! Vegetale si, non chimico!
Del resto, è posizione dell’American Dietetic Association che le diete vegetariane correttamente pianificate, comprese le diete totalmente vegetariane o vegane, sono salutari, adeguate dal punto di vista nutrizionale, e possono conferire benefici per la salute nella prevenzione e nel trattamento di alcune patologie. Le diete vegetariane ben pianificate sono appropriate per individui in tutti gli stadi del ciclo vitale, ivi inclusi gravidanza, allattamento, prima e seconda infanzia e adolescenza, e per gli atleti.
Un occhio alle vitamina B12 e D. Ma questo, indipendentemente dalla dieta che si segue! Infatti, le carenze non dipendono solo da una scarsa assunzione, ma anche e soprattutto da problematiche di malassorbimento. La nostra salute, di fatto dipende dal nostro intestino: rendiamolo felice! Fonte: http://www.ilcibodellasalute.com/
Che il cibo che mangiamo tutti i giorni sia sottoposto a contaminazioni, radiazioni e alterazioni genetiche è un fatto comprovato. Ciò che le popolazioni non sanno è che ciò fa parte di un programma ben definito da parte dei Governi, oltre che il risultato di negligenza, incuria e …criminalità. Cari amici , oggi vi voglio parlare di un argomento davvero interessante e che nel mondo attira l’attenzione di milioni di persone: l’ALIMENTAZIONE. Se vi guardate in giro non c’e’ una TV locale o nazionale, sito internet o programma radiofonico che prima o poi non ne mostri i segreti, o parli di diete, o ancora esponga i pericoli di un’alimentazione scorretta.
Soprattutto nei periodi delicati come l’estate o le feste Natalizie ci vengono proposte centinaia di diete, spesso senza alcun fondamento scientifico, ma TUTTE con la pretesa di rivelarci le VERITA’ NASCOSTE sull’alimentazione. Il problema che ne consegue è : COME districarsi in questa selva di informazioni che, nella maggior parte dei casi, tendono a dare un aspetto COMMERCIALE alle varie proposte?
La dieta vegana è una delle più diffuse oggi. Prevede un’alto e spesso esclusivo utilizzo di alimenti di origine vegetale. Ma basteranno ortaggi, frutta e verdura per un’alimentazione sana?Che un’ alimentazione corretta aiuti nella prevenzione, e talvolta, nella cura di alcune patologie ormai è risaputo: centinaia di studi OGNI ANNO, sia per conto degli Stati che su richiesta delle Multinazionali, vengono condotti per stabilire l’incidenza del cibo nella qualità della vita. In un mondo spaccato a metà, in cui gran parte della popolazione muore letteralmente di fame e pochi altri mangiano male, il problema alimentare sta diventando URGENTISSIMO. Non solo per garantire alle popolazioni povere una possibilità di SOPRAVVIVENZA ma anche per insegnare a quelle che vivono un’era tecnologica di NON SUICIDARSI con l’introduzione di quegli alimenti di scarto che costantemente troviamo sulle nostre tavole o nei fast food.
L’alimentazione da fast food, cioè il classico cibo MANGIA e FUGGI, è quella più dannosa in assoluto. IN America è responsabile del 65% dei disturbi di tipo alimentare, mentre in Inghilterra è responsabile per l’85% dell’obesità nei bambini.Un’informazione corretta è alla base di una buona abitudine alimentare. Tuttavia ciò che arriva alle orecchie di tutti noi è spesso mediato dagli occulti interessi economici e politici che mirano invece a fare l’esatto contrario: spingerci sempre più a diventare CONSUMATORI di cibo sintetico, confezionato, rivestito di plastica e ad allontanarci dall’idea di un’alimentazione naturale. A differenza di ciò che si crede, infatti, una popolazione MALATA per gli Stati è un ENORME BUSINESS, un affare di incredibili dimensioni che si sposa con gli interessi delle Grandi CASE FARMACEUTICHE: ma non solo. Una popolazione MALATA è facilmente controllabile. Se privata, come sta accadendo, di una funzionante Assistenza Sanitaria Pubblica, è inoltre CLIENTE AL CUBO poichè investirà gran parte delle sue sostanze per mantenersi in vita. Il quadro che ne scaturisce è davvero allarmante ma, se fate mente locale, ATTUALISSIMO. Si invogliano le masse, tramite bombardamento mediatico,a ingerire quantità industriali di cibo preconfezionato , spesso venduto come BIOLOGICO,contenente alte quantità di sostanze dannose come coloranti,conservanti e non di rado METALLI PESANTI.
Arrivare a questi livelli di obesità non è difficile. Basta ingerire 100 calorie in più al giorno rispetto a quelle che consumiamo ed ecco che, nel giro di un anno, saremo ingrassati da 12 ai 20 kg. Provare per credere!POI si fa gran clamore sulle malattie della nostra era, in genere colesterolo alto, trigliceridi,cancro, diabete, obesità spingendo al loro controllo attraverso uno stile di vita che unisca l’attività fisica ( blandamente praticabile da parte delle masse) all’utilizzo di PILLOLE miracolose. NEL CONTEMPO SI BLOCCANO ricerche all’avanguardia per la CURA di malattie genetiche, metaboliche, degenerative e legate all’invecchiamento, con il risultato che la gran parte di questi malati INUTILI muore . Il risultato è estremamente SODDISFACENTE per i POCHI DITTATORI del NUOVO ORDINE MONDIALE: un esercito di schiavi che si nutrirà , PAGANDOLE, alle tavole imbandite con cibi spazzatura, impegnerà la propria forza lavoro in età giovanile, si AMMALERA’ strada facendo divenendo quindi CONSUMATORE di medicine o di ASSISTENZE PRIVATE e infine, quando sarà stato strizzato a dovere, verrà LASCIATO MORIRE. Il programma politico – economico alla base di tutto ciò è molto più complesso e prevede un’attenta PIANIFICAZIONE delle masse, di cui vengono regolate NASCITE e MORTI attraverso l’esposizione a CLIMI, SITUAZIONI,RADIAZIONI ben calcolate e prodotte ARTIFICIALMENTE. Prima di andare oltre vi consiglio di guardare attentamente questo film documentario LIBERO e quindi CONDIVISIBILE. In esso vi saranno mostrati dati, studi e risultati scientifici DOCUMENTATISSIMI e frutto di anni di ricerche spesso PRIVATE o sostenuta da REALI ENTI BENEFICI. Come vedete il documentario espone chiaramente I FATTI alla radice dei quali stanno LE MOTIVAZIONI E I PROGRAMMI OCCULTI che vi ho esposto seppur rozzamente. poco fa. Essi sono comunque continuamente percepibili attraverso le parole degli stessi AA. , in un libro davvero ” scottante ” di cui vi fornisco un’anteprima: ” Sono stato “nel sistema” per quasi cinquant’anni, ai massimi livelli, e ho ideato e diretto grandi progetti di ricerca, decidendo quali ricerche dovessero essere finanziate e trasferendo un’infinità di risultati di ricerche scientifiche nei rapporti di commissioni nazionali di esperti. Dopo una lunga carriera nell’ambito della ricerca e dell’elaborazione delle politiche, ora capisco perché gli americani sono così confusi. Come contribuenti che pagano le tasse per la ricerca e la politica sanitaria in America, avete il diritto di sapere che molte delle nozioni comuni che vi sono state trasmesse sul cibo, la salute e la malattia sono sbagliate. Per quanto problematiche, le sostanze chimiche presenti nell’ambiente e nel vostro cibo non sono la causa principale del cancro. I geni che avete ereditato dai vostri genitori non sono il fattore più importante che determina se sarete vittime di una delle dieci principali cause di morte. La speranza che la ricerca genetica possa portare a cure farmaceutiche per le malattie ignora le soluzioni più efficaci che possono essere messe in atto oggi. Il controllo ossessivo dell’assunzione di una sostanza nutritiva, come ad esempio i carboidrati, i grassi, il colesterolo o gli acidi grassi omega-3, non darà come risultato una salute a lungo termine. Le vitamine e gli integratori alimentari non vi forniranno una protezione a lungo termine dalle malattie. I medicinali e la chirurgia non sono in grado di curare le malattie che uccidono la maggior parte degli americani. Probabilmente il vostro medico non sa di che cosa avete bisogno per ottenere il miglior stato di salute possibile. . Quella che propongo non è niente di meno che la ridefinizione della nostra concezione di buona alimentazione. I risultati provocatori dei miei quarant’anni di ricerca biomedica, comprese le scoperte risultanti da un programma di laboratorio della durata di ventisette anni (sovvenzionato dalle più rispettabili agenzie di finanziamento), dimostrano che una dieta corretta può salvarvi la vita.”
Ecco Colin Campbell, autore del libro THE CHINA STUDYInteressante eh? Ma non è tutto. Leggete QUI. ” Più di quarant’anni fa, agli inizi della mia carriera, non avrei mai pensato che il cibo fosse così intimamente collegato ai problemi di salute. Per anni non mi sono domandato più di tanto quali fossero gli alimenti migliori da consumare. Mangiavo quello che mangiavano tutti: il cibo che mi era sempre stato presentato come buono. Noi tutti mangiamo le cose che ci piacciono o che ci convengono o quelle che i nostri genitori ci hanno insegnato a preferire. La maggior parte di noi vive all’interno di confini culturali che definiscono le nostre preferenze e abitudini in termini di alimentazione. Lo stesso valeva anche per me. Sono cresciuto in una fattoria dove si producevano principalmente latticini, e la nostra esistenza ruotava intorno al latte. A scuola ci dicevano che il latte vaccino rende forti e sani i denti e le ossa. Era il cibo più perfetto che la natura avesse da offrirci. Nella nostra fattoria ci nutrivamo quasi esclusivamente dei prodotti dell’orto e dell’allevamento. Nella mia famiglia sono stato il primo ad andare all’università. Ho seguito il corso introduttivo alla medicina veterinaria alla Penn State e poi ho frequentato per un anno la facoltà di veterinaria presso l’Università della Georgia, dopodiché la Cornell University mi ha offerto una borsa di studio per un dottorato di ricerca in “nutrizione animale”. Mi ci sono trasferito, in parte perché sarebbero stati loro a pagarmi per andare a scuola e non viceversa, e lì ho preso una laurea di secondo grado. Sono stato l’ultimo studente a laurearsi con il professor Clive McCay, un docente della Cornell famoso per aver prolungato le vite dei ratti somministrando loro molto meno cibo di quanto avrebbero mangiato normalmente. Il mio dottorato di ricerca alla Cornell era incentrato sulla scoperta di metodi migliori per far crescere più in fretta le mucche e le pecore. Cercavo di apportare miglioramenti alla nostra capacità di produrre proteine animali, il fondamento di quella che mi era stata presentata come “buona alimentazione”. Mi accingevo a promuovere una salute migliore perorando il consumo di una maggiore quantità di carne, latte e uova. Era un’ovvia conseguenza della mia vita alla fattoria ed ero felice di credere che la dieta americana fosse la migliore del mondo. Nel corso di quegli anni di formazione mi sono imbattuto in un tema ricorrente: ritenevamo di mangiare i cibi giusti, soprattutto abbondanti dosi di proteine animali di alta qualità.
La contaminazione del cibo induce , nel tempo, a vere e proprie mutazioni genetiche, come si può evincere da questo disegno.Ho passato gran parte della prima fase della mia carriera a lavorare con due delle sostanze chimiche più tossiche mai scoperte, la diossina e l’aflatossina. In un primo tempo ho lavorato al MIT, dove mi è stato assegnato un difficile problema relativo al mangime per polli. Milioni di pulcini morivano ogni anno a causa di una sconosciuta sostanza chimica tossica presente nel loro mangime, e io avevo il compito di isolare quella sostanza e determinarne la struttura. Dopo due anni e mezzo, ho contribuito alla scoperta della diossina, probabilmente la sostanza chimica più velenosa mai individuata finora. Da allora questa sostanza è stata oggetto di grande attenzione, soprattutto perché era una componente del diserbante 2,4,5-T o Agente Arancio, usato all’epoca per defogliare le foreste durante la guerra del Vietnam. Dopo aver lasciato il MIT e aver assunto un incarico al Virginia Tech, ho cominciato a coordinare l’assistenza tecnica per un progetto su scala nazionale nelle Filippine condotto su bambini malnutriti. Parte del progetto si è trasformata in un’indagine sull’insolita incidenza nei bambini filippini di cancro al fegato, una patologia che di solito interessa i soggetti adulti. Si pensava che la causa del problema fosse un elevato consumo di aflatossina, una micotossina riscontrata nelle arachidi e nel frumento. L’aflatossina veniva definita come uno dei più potenti carcinogeni mai scoperti. Per dieci anni il nostro obiettivo principale nelle Filippine è stato migliorare la malnutrizione infantile fra i poveri, un progetto finanziato dall’Agenzia americana per lo sviluppo internazionale. Alla fine abbiamo fondato circa centodieci centri educativi di “autoaiuto” in tutto il paese. Lo scopo di quell’impegno nelle Filippine era semplice: assicurarsi che i bambini ottenessero quante più proteine possibile. Era opinione corrente che gran parte della malnutrizione infantile fosse causata da una carenza di proteine, in particolare di quelle presenti nei cibi di origine animale. Le università e i governi di tutto il mondo erano all’opera per attenuare quello che veniva percepito come un “gap proteico” nei paesi in via di sviluppo. Tuttavia lavorando a quel progetto ho scoperto un oscuro segreto: i bambini la cui dieta era più ricca di proteine erano quelli che avevano la maggior probabilità di ammalarsi di cancro al fegato! Erano i bambini delle famiglie più benestanti.
Le proteine, amiche o nemiche del nostro organismo? Saranno meglio quelle vegetali o quelle animali? E quante bisogna assumerne perchè il loro apporto sia benefico e non distruttivo? Scopriamolo insieme con THE CHINA STUDY.Mi sono poi imbattuto in un rapporto di ricerca proveniente dall’India che presentava alcune scoperte rilevanti e davvero provocatorie. I ricercatori indiani avevano studiato due gruppi di ratti. A un gruppo avevano somministrato l’aflatossina cancerogena e l’avevano poi sottoposto a una dieta composta per il 20% da proteine, un livello analogo a quello consumato da molti di noi in Occidente. All’altro gruppo era stata somministrata la stessa quantità di aflatossina, ma la dieta a cui era stato sottoposto era costituita da proteine solo per il 5%. Incredibilmente, ognuno degli animali che avevano seguito la dieta con il 20% di proteine presentava un cancro al fegato, mentre ognuno di quelli la cui alimentazione era composta per il 5% da proteine non si era ammalato di quel tumore. Era un punteggio di 100 a 0 che non lasciava alcun dubbio sul fatto che nel controllo del cancro l’alimentazione ha la meglio sui carcinogeni chimici, anche se molto potenti. Queste informazioni erano in contrasto con tutto quello che mi era stato insegnato. Era un’eresia affermare che le proteine non facessero bene alla salute, per non parlare poi del fatto che favorissero il cancro. Quello è stato un momento di svolta nella mia carriera. Mettermi a indagare su una questione così provocatoria in quella fase del mio percorso professionale non era una scelta molto saggia. Ponendo in discussione le proteine e i cibi di origine animale avrei corso il rischio di essere bollato come eretico, anche se le mie ipotesi avessero passato il test che le definiva “buona scienza”.
Ma non mi è mai piaciuto seguire una direzione tanto per farlo. Quando ho imparato per la prima volta a guidare un branco di cavalli o a radunare il bestiame, ad andare a caccia di animali, a pescare nel nostro torrente o a lavorare nei campi, ho accettato che il pensiero indipendente facesse parte del gioco. Doveva essere così. Affrontare problemi sul campo significava che dovevo immaginare la mia prossima mossa. È stata una grande scuola di vita, come qualsiasi ragazzo cresciuto in una fattoria può confermarvi. Quel senso di indipendenza mi accompagna tuttora.
Il cancro infantile è in aumento. Benchè oggi possa essere curato molto più facilmente di prima, l’insorgenza di cancro nei bambini è dichiaratamente legato all’assunzione di sostanze tossiche presenti nell’aria e nel cibo.Così, trovandomi di fronte a una decisione difficile, ho scelto di iniziare con un approfondito programma di laboratorio che avrebbe analizzato il ruolo dell’alimentazione, e soprattutto delle proteine, nello sviluppo del cancro. I miei colleghi e io eravamo cauti nel formulare le nostre ipotesi, rigorosi nella metodologia e prudenti nell’interpretazione delle scoperte. Avevo scelto di compiere quella ricerca a un livello scientifico molto basilare, studiando i dettagli biochimici della formazione del cancro. Era importante capire non solo se ma anche come le proteine potessero favorire il cancro. Era la situazione migliore. Seguendo scrupolosamente le regole della buona scienza, avevo la possibilità di studiare un argomento stimolante senza suscitare le classiche reazioni alle idee radicali. Quella ricerca finì per essere ben sovvenzionata per ventisette anni dalle fonti di finanziamento più rinomate e competitive, prevalentemente dagli Istituti nazionali di sanità (National institutes of Health, NIH), dall’Associazione americana per la lotta contro i tumori (American Cancer Society) e dall’Istituto americano per la ricerca sul cancro (American Institute for Cancer Research). Poi i nostri risultati furono sottoposti a revisione (una seconda volta) per essere pubblicati su molte fra le migliori riviste scientifiche. Quello che avevamo scoperto era scioccante: le diete a basso contenuto di proteine inibivano la formazione del cancro da parte dell’aflatossina, indipendentemente dalla quantità di questo carcinogeno somministrata agli animali. Una volta completata la formazione del cancro, le diete a basso contenuto proteico bloccavano sensibilmente anche la successiva crescita del tumore. In altre parole, gli effetti cancerogeni di quella sostanza chimica altamente carcinogena venivano resi irrilevanti da una dieta a basso contenuto proteico. Di fatto, le proteine alimentari si sono rivelate così potenti nei loro effetti da permetterci di attivare e bloccare la crescita del cancro semplicemente modificandone il livello di assunzione. Inoltre, le quantità di proteine somministrate con il cibo corrispondevano a quelle che noi esseri umani consumiamo abitualmente. Non ne abbiamo utilizzati livelli straordinari come avviene così di frequente negli studi sui carcinogeni. Ma non è tutto: abbiamo anche scoperto che non tutte le proteine avevano quell’effetto. Quali sono le proteine che favoriscono sempre e in grande misura il cancro? La caseina, che costituisce l’87% delle proteine del latte vaccino, favoriva tutti gli stadi del processo tumorale. Quale tipo di proteina non favoriva il cancro, perfino se assunta in dosi elevate? Le proteine sane erano quelle vegetali, comprese quelle del frumento e della soia. Man mano che si faceva nitido, questo quadro cominciava a mettere in discussione e a mandare in frantumi alcune delle supposizioni alle quali ero più affezionato.
Da sempre considerato alimento principe della nostra alimentazione e in special modo di quella dell’infanzia, il latte animale può forse riservare allarmanti sorprese.Quegli studi sperimentali sugli animali non si sono fermati lì: ho proseguito dirigendo lo studio più completo su dieta, stile di vita e malattia mai effettuato sugli esseri umani nella storia della ricerca biomedica. Si è trattato di un’impresa imponente, sotto la gestione congiunta della Cornell University, dell’Università di Oxford e dell’Accademia cinese di medicina preventiva. Il New York Times l’ha definito il “Grand Prix dell’epidemiologia”. Questo progetto ha preso in esame un’ampia gamma di malattie e fattori legati all’alimentazione e allo stile di vita nella Cina rurale e, più di recente, a Taiwan. Più comunemente noto come lo “studio Cina” (The China Study), il progetto ha finito per produrre più di 8.000 associazioni statisticamente significative fra vari fattori dietetici e le malattie!” ( Dott. T. Colin Campbell) Il risultato di questo imponente studio e la formulazione di un programma specifico che attraverso l’ingestione del cibo aiuta a comprendere gli effetti di un’alimentazione sbagliata, è l’argomento chiave del libro che vi propongo. In the CHINA STUDY troverete la spiegazione IN DETTAGLIO della correlazione tra alimentazione e malattie; il libro vi aiuterà inoltre a capire PERCHE’ i vari Governi tendono a DISINFORMARE la popolazione e QUALI INTERESSI si nascondono dietro le varie LOBBY, Enti Nazionali e singoli scienziati. Una vera “ricerca approfondita,non una semplice teoria, le cui conclusioni se applicate, salverebbero la vita a milioni di persone.” da Medic Bunker La Verità Acquista ora.