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STOP 5G, MORATORIA DA FIRMARE SUBITO IN DIFESA DELLA SALUTE PUBBLICA

macrolibrarsi un circuito per lettori senza limiti

Petizione promossa dalla Dott.ssa Fiorella Belpoggi per l’alleanza italiana Stop 5G

STOP 5G, MORATORIA SUBITO IN DIFESA DELLA SALUTE PUBBLICA

Considerata la Risoluzione di Vicovaro seguita al 1° meeting nazionale Stop 5G in cui, tra gli altri, hanno preso parte medici e scienziati di fama internazionale; depositata in Parlamento una prima petizione sottoscritta da oltre 11.000 cittadini italiani; tenute audizioni medico-scientifiche in IX Commissione permanente; tenute due conferenze stampa presso la Camera dei Deputati e il Senato della Repubblica; con una nuova raccolta firme, l’alleanza italiana Stop 5G rinnova al Governo la richiesta di una moratoria sul 5G, tecnologia non sicura per umanità ed ecosistema, che si serve di inesplorate radiofrequenze prive di studi preliminari sul rischio per la salute della popolazione che si troverebbe esposta alle irradiazioni di ubiquitari campi elettromagnetici a microonde millimetriche da antenne installate sui lampioni della luce, nei tombini dei marciapiedi, sui balconi dei palazzi e persino dentro le case, oltre che col Wi-Fi dallo spazio da satelliti in orbita e droni nel cielo per coprire il 98% del territorio nazionale di radiofrequenze e servire il 99% della popolazione con il wireless di quinta generazione. Milioni di nuove mini-antenne che inevitabilmente andranno a sommarsi alle già esistenti circa 70 mila Stazioni Radio Base per telefonia mobile 2G, 3G, 4G e alle decine di migliaia di Wi-Fi pubblici attivi. Ciò comporterà un’esposizione massiccia della popolazione all’inquinamento elettromagnetico ed è stato preannunciato un innalzamento delle soglie limite per i valori di irradiazione, dalla cautelativa media attuale dei 6 V/m, fino a 61 V/m (ovvero, in fisica, 110 volte più di oggi!).


Eppure dal 2011 l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) dell’Organizzazione Mondale della Sanità ha classificato le onde non ionizzanti a radiofrequenza come “possibili cancerogeni” inserendoli nel gruppo 2B. Inoltre, entro 2-3 anni, attraverso le “Raccomandazioni del gruppo consultivo sulle priorità per la Monografia IARC” per il periodo 2020-2024, è prevista la rivalutazione della classificazione per portarla eventualmente a Classe 2A (probabili cancerogeni) se non addirittura in Classe 1 (cancerogeni certi), facendo seguito ai nuovi dati epidemiologici e soprattutto sperimentali contenuti nel rapporto finale del National Toxicology Program, dal quale è emersa una «chiara evidenza che i ratti maschi esposti ad alti livelli di radiazioni da radiofrequenza, come 2G e 3G, sviluppino rari tumori delle cellule nervose del cuore», e «alcune evidenze di tumori al cervello e alle ghiandole surrenali»; anche l’Istituto Ramazzini (Centro di ricerca sul cancro Cesare Maltoni) che ha considerato sperimentalmente esposizioni alle radiofrequenze della telefonia mobile mille volte inferiori a quelle utilizzate nello studio statunitense, riconducibili alle esposizioni attuali alle antenne della telefonia mobile nell’uomo, ha riscontrato gli stessi tipi di tumore. Infatti, sono emersi aumenti statisticamente significativi nell’incidenza degli schwannomi maligni, tumori rari delle cellule nervose del cuore, nei ratti maschi del gruppo esposto all’intensità di campo più alta, 50 V/m, e ha osservato un aumento dell’incidenza di altre lesioni, già riscontrate nello studio americano: iperplasia delle cellule di Schwann e gliomi maligni (tumori del cervello) alla dose più elevata.

Sono poi quasi 200 gli scienziati indipendenti che, guidati dal Prof. Lennart Hardell, hanno sottoscritto l’appello internazionale per l'Unione Europea finalizzato ad una moratoria del 5G. E un appello mondiale ha già raccolto le adesioni di oltre 100.000 tra ricercatori, cittadini e organizzazioni di 187 paesi al mondo e mette a disposizione una bibliografia ricchissima, che attesta numerosi rischi biologici da elettrosmog. In Italia, non da ultimo, nel 2018 i medici di ISDE Italia hanno chiesto al Governo Conte “un piano di monitoraggio dei possibili effetti sanitari e una moratoria per l’esecuzione delle sperimentazioni 5G su tutto il territorio nazionale sino a quando non sia adeguatamente piani¬ficato un coinvolgimento attivo degli enti pubblici deputati al con¬trollo ambientale e sanitario”.


Nel 2019 il Comitato Scientifico sui rischi sanitari ambientali ed emergenti (SCHEER) della Comunità Europea ha quindi affermato che il 5G “evidenzia criticità sconosciute sui problemi di salute e sicurezza. La polemica è in merito ai danni causati dalle attuali tecnologie wireless 2G, 3G e 4G.” E ancora. “Gli effetti della radiazione elettromagnetica sono stati generalmente ben studiati, tuttavia la radiazione elettromagnetica di bassa frequenza è meno studiata.” E infine dichiara che la questione di come “l’esposizione ai campi elettromagnetici potrebbe influenzare l’uomo, rimane un’area controversa e gli studi non hanno fornito prove chiare dell’impatto su mammiferi, uccelli o insetti. La mancanza di prove chiare per informare lo sviluppo delle linee guida sull’esposizione alla tecnologia 5G lascia aperta la possibilità di conseguenze biologiche non intenzionali”».



Sempre nel 2019 uno studio della Direzione generale per le politiche europee del Dipartimento tematico per le politiche economiche, scientifiche e di qualità della vita, incaricato dalla Commissione Industria, Ricerca ed Energia del Parlamento Europeo per analizzare lo sviluppo del 5G in Europa afferma che “i campi (elettromagnetici) siano altamente focalizzati a raggiera, che essi varino rapidamente con il tempo e il movimento e quindi siano imprevedibili, poiché i livelli e i modelli del segnale interagiscono come un sistema a circuito chiuso. Questo (comportamento) deve ancora essere studiato in modo affidabile per situazioni reali, al di fuori del laboratorio”, sostenendo che “il problema è che al momento non è possibile simulare o misurare accuratamente le emissioni di 5G nel mondo reale”.

E’ poi necessario evidenziare come proprio le “Linee guida sulla protezione della popolazione mondiale dall’esposizione alle radiofrequenze e microonde” considerino solo gli effetti termici a breve termine simulati sui cosiddetti phantoms, ovvero manichini riempiti di gel, e che questi studi derivino dalla c.d. Commissione internazionale sulla Protezione dalle Radiazioni Non Ionizzanti (ICNIRP), ovvero da un organismo privato con sede in Germania già al centro di numerose polemiche e attacchi da parte di scienziati, medici e ricercatori di mezzo mondo che lo accusano di conflitti d’interesse e scarsa trasparenza nell’operato, motivo per cui tali studi non vengono considerati dai tribunali italiani, poiché ICNIRP seguita a perorare una tesi negazionista sui cosiddetti effetti non termici a medio-lungo termine, ovvero rimane ferma su parametri obsoleti e superati dalla letteratura biomedica che invero attesta effetti biologici da irradiazione a radiofrequenze. La commissione ICNIRP è costituita da fisici, ingegneri e altri professionisti, senza la necessaria conoscenza sulla biologia degli organismi viventi.



Martin Pall, professore emerito di biochimica e scienze mediche di base della Washington State University (USA) nonché più esperti al mondo in materia di interazione tra campi elettromagnetici e salute, nel Commento dell’8 Ottobre 2018 alle ‘Linee Guida’ dell’ICNIRP e alle relative ‘Appendici sui Limiti per l’Esposizione a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici variabili nel tempo (da 100 kHz a 300 GHz)’ ha denunciato il pericolo per la salute umana correlato alle radiofrequenze compreso il 5G, sottolineando storture, falle metodologiche e grossolani limiti di contenuto nel controverso documento diffuso dell’ICNIRP.



Riscontrati gli “effetti nocivi sulla salute umana” il 15 Gennaio 2019 il TAR del Lazio ha così condannato i Ministeri di salute, ambiente e pubblica istruzione a promuovere un’adeguata campagna informativa “avente ad oggetto l’individuazione delle corrette modalità d’uso degli apparecchi di telefonia mobile”, mentre una serie di sentenze emesse nell’ultimo decennio dalla magistratura internazionale e italiana (l’ultima dal Tribunale di Monza nel Marzo 2019) attestano il danno da elettrosmog, l’elettrosensibilità e il nesso telefonino=cancro oltre ogni ragionevole dubbio (Cassazione 2012), tanto che note compagnie internazionali di assicurazione come Swiss Re e Llyoid’s non ne coprono più il danno e l’Alleanza Contro il Cancro (fondata dal Ministero della Salute, ne fa parte pure l’Istituto Superiore di Sanità) sta studiando le cause di un tumore maligno al cervello (glioblastoma) puntando sull’invisibile inquinamento dei cellulari.



Proprio per questo oltre 300 Sindaci americani promettono strascichi in tribunale mentre il 5G è stato bloccato a Bruxelles e in tre cantoni svizzeri, così come Olanda e Germania pretendono test che possano scongiurare un’overdose da elettrosmog e il Comune di Ravensburg progetta zone Free (cioè senza irradiazioni del 5G) per proteggere malati e categoria più a rischio, motivo per cui Portogallo e Malta non hanno ancora messo all’asta le nuove bande, al contrario del nostro Paese che s’è spinto molto più in là.



Infatti in Italia, bandita nel 2018 l’asta da 6,5 miliardi di euro per l’aggiudicazione dei lotti di tre nuove bande di radiofrequenze, è stata avviata la fase di sperimentazione del 5G nelle città di Prato, L’Aquila, Matera, Bari, Milano, a cui si sono aggiunte Roma, Torino, Genova e Cagliari, mentre con Delibera n° 231/18/CONS l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni ha poi individuato un’ulteriore lista di 120 piccoli comuni d’Italia in cui, nei prossimi mesi, è prevista l’adozione del 5G.



Eppure, a vario titolo istituzionale, tra Regioni, Province e Comuni si contano circa 50 amministrazioni in cui - all’indomani della Risoluzione di Vicovaro - sono state approvate delibere per la moratoria sul 5G, mozioni ispirate al principio di precauzione oppure sono state presentate interrogazioni regionali, provinciali o comunali da vari consiglieri con l’intento di approfondire i lati oscuri dell’Internet delle cose, mentre ben sette interrogazioni sono state presentate alla Camera dei Deputati e in Senato da parlamentari appartenenti a diversi schieramenti politici, così come una recente mozione presentata a Montecitorio da cinque deputati chiede una moratoria sul 5G.

Infine numerose sono state anche le diffide all’adozione del 5G sottoscritte da cittadini, comitati e associazioni rivolte ai membri del Governo e/o ai Sindaci in qualità di massima autorità sanitaria sul territorio, senza contare gli esposti per la prevenzione di eventuali danni alla salute già prodotti presso alcune Procure della Repubblica.
PER TUTTE QUESTE RAGIONI I FIRMATARI DELLA PETIZIONE CHIEDONO AL GOVERNO ITALIANO:
1) di sospendere con una moratoria qualsiasi forma di sperimentazione tecnologica del 5G su tutto il territorio nazionale in attesa della produzione di sufficienti evidenze scientifiche per giudicarne l’innocuità, promuovendo uno studio sugli effetti biologici delle radiofrequenze 4G e 5G presso un ente indipendente e privo di conflitti d’interessi con l’industria, attesa la disponibilità dell’Istituto Ramazzini che ha già provata esperienza nel tipo di studio necessario;
2) mantenere gli attuali valori limite di legge nella soglia d’irradiazione elettromagnetica, puntando sulla minimizzazione del rischio proprio come indicato nei Report del Bioinitiative Group, dal Parlamento Europeo nella Risoluzione del 2009 e l’Assemblea del Consiglio d’Europa con la Risoluzione n° 1815 del 2011, volta ad un abbassamento dei limiti di legge a 0,6 V/m nell’immediato e a 0,2 V/m sul lungo termine, valutando tutte le opinioni critiche e i giudizi negativi giunti dalla comunità scientifica in merito agli effetti di un eventuale innalzamento dei limiti di legge, abrogando altresì l’articolo 14 del Decreto Sviluppo “Ulteriori misure urgenti per la crescita del Paese” (DL n° 179 del 18/10/2012 pubblicato sulla G.U. n° del 19/10/2012), che impone una misurazione dei campi elettromagnetici su una media di 24 ore (valore arbitrario), anziché sui 6 minuti (valore basato su motivazioni biologiche);
3) minimizzare il rischio sanitario promuovendo anche uno studio epidemiologico sui campi elettromagnetici che sia sviluppato da enti indipendenti non riconducibili alle aziende di telecomunicazione interessate a sviluppare la tecnologia 5G anche a discapito della salute della popolazione.


Dott.ssa Fiorella Belpoggi per l’alleanza italiana Stop 5G



LINK UTILI
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